UN CALCIO DA LECCARSI I BAFFI. 50 storie di sognatori
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UN CALCIO DA LECCARSI I BAFFI. 50 storie di sognatori

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Imposte incluse.

di Lamberto Gherpelli

 

Dalla prefazione di Roberto Beccantini:                                                                                                           « Sono cinquanta storie di calciatori che hanno incontrati  i baffi- per scelta, per riffa o per sfizio - e adottati.  L’alba dell’agonismo trabocca di baffoni a manubrio, gli inglesi ne furono solerti portatori e, parlando di football, esportatori. Erano fini, quelli di Julinho, il brasiliano della Fiorentina che, pur perdendoci una Coppa dei Campioni, stregò il Bernabeu e il Real Madrid.  Erano «forestali» quelli di Beppe Bergomi, che a soli 18 anni disputò la finale del Mundial spagnolo, promosso «zio», su schitarrata di Giampiero Marini, proprio per l’aria da parente stretto che gli davano. Ci sono stati baffi di sinistra (Paul Breitner, tedesco; Carlos Caszely, cileno) e di destra (Stefano Tacconi). Se li fecero crescere George Best e Gigi Meroni che, nei formidabili Sessanta, spinsero il pallone verso affetti ed effetti speciali, fra bottiglie scolate e fantasie al potere, calzettoni giù e tentazioni su. Ingordo e scaramantico, Sandro Mazzola li legò a uno scudetto. Lo vinse. Riconoscente, non li mollò più. Il baffo comincia piano ma poi accelera e fermarlo diventa un problema. Le scintille sono molteplici, un voto, un fioretto, l’emulazione, il caso o una causa. Seguono il corso della vita, possono rendere truci (Romeo Benetti) o «nascere» in Kenya, come per Claudio Sala. Inoltre, non hanno ruolo. Anzi: li uniscono. Sono eclettici. Si va dalla scommessa di Claudio Gentile, marcatore emerito di Diego Maradona e poi di Zico, allo spleen di Roberto Pruzzo. Aldo Agroppi, uno che non sa parlare sotto voce (dal titolo del suo libro), li dedicò alla memoria del papà. C’è il baffo «inventore» di Antonin Panenka, il centrocampista cecoslovacco che decise un Europeo con il primo, artigianale rigore a cucchiaio della letteratura moderna. E c’è il baffo sacrilego di Gino Ferioli, il portiere che in un Grosseto-Napoli d’antan osò fare un tunnel al Pibe, niente meno. Non prendetelo come un elenco: se mai, come le tappe di un viaggio sorprendente e appassionante». Beppe Bergomi scrive «Il calcio raccontato da Gherpelli è quello che  ho vissuto e nel quale sono cresciuto, fatto da uomini in campo e fuori. Il libro è  originale, brillante, perché con il pretesto di descrivere gli anni in cui i calciatori portavano i baffi, riviviamo la storia del calcio mondiale dagli albori fino agli inizi degli anni Novanta».  

 

 

Lamberto Gherpelli, già calciatore nelle giovanili della Reggiana, è un autentico osservatore e studioso del mondo calcistico. Ha scritto per il Guerin Sportivo e per Il Resto del Carlino di Reggio Emilia. Autore brillante e versatile - ha all’attivo otto pubblicazioni -. Gli piace raccontare lo sport per quello che è, nel bene e nel male. Ha affrontato temi scottanti e scivolosi come il doping in «Qualcuno corre troppo: il lato oscuro del calcio» (Ega ed. 2015) e.la diversità in «Che razza di calcio» (Ega ed.2018). Sa essere, però, anche originale e curioso, come testimonia quest’ultima opera.

 

pagine: 244

anno di pubblicazione: 2022