DI PUNTA E DI TACCO (PARTE PRIMA)
Si parte dagli albori del calcio per arrivare alla seconda Guerra Mondiale, quando i calciatori sono ancora dilettanti e spesso devono pagare di tasca propria il treno per le trasferte; quando solamente la radio (e a volte neppure quella) porta nelle case i risultati delle partite, con cronache spesso arricchite da avvenimenti mai accaduti e da “quasi goal”. Quando il calcio è profondamente condizionato dalla situazione politica mondiale e, in particolar modo, dal nazismo. Giocatori e dirigenti deportati nei campi di concentramento,
intere Nazionali fatte scomparire, manifestazione sportive cancellate dai tragici avvenimenti di quegli anni.
Ma è anche un football spensierato, con centravanti che sfondano le reti con i loro tiri potenti, con artisti del pallone che suonano il violino o che ballano il tango, con portieri insuperabili che giocano con un braccio fratturato o attaccanti che tirano un rigore decisivo tenendo stretti i pantaloncini per non farli cadere.
Tante storie narrate da un pallone che ancora rotolava per la gioia di chi ci giocava e per l’ingenuo entusiasmo di chi gremiva gli stadi.
